Illuminante articolo del Sole 24 ore del 3
gennaio 2012. Là dove si dimostra che per meri fini di vil moneta si è cercato
di addossare ai cittadini italiani disabili larga parte della responsabilità
per il dissesto dei conti pubblici. Questo articolo di Cristiano Gori – al quale
va il nostro sentito ringraziamento – ripristina finalmente la verità dei
fatti.
Inattese
novità nella lotta ai falsi invalidi. I dati raccolti nei controlli dell'Inps
mostrano che riceve prestazioni d'invalidità civile senza averne diritto circa
il 4% dei beneficiari. Sono frodi da combattere, ma si tratta di una
percentuale di utenza inappropriata limitata e inferiore a quella di tanti
altri settori.
Ad esempio, in sanità ben più del 4% dei pazienti subisce operazioni
non necessarie e pure superiore è la percentuale di famiglie di evasori fiscali
esenti dalla retta degli asili poiché figurano a basso reddito. Perché quella
contro i falsi invalidi è diventata la principale battaglia per la
moralizzazione del welfare italiano?
L'equivoco del 2010
Nei primi mesi dello scorso anno l'Inps rese noti i dati sulla forte crescita
della spesa pubblica per l'invalidità civile, da quasi 11 miliardi di euro nel
2002 a 17 miliardi nel 2010. In un'Italia stretta tra problemi reali e ricerca
di capri espiatori, iniziarono inchieste giornalistiche e dichiarazioni di
politici sullo scandalo dei falsi invalidi. Alcuni ministri di allora, in
particolare Sacconi e Tremonti, attribuirono la maggiore spesa a un unico
motivo: il comportamento di numerosi approfittatori - i falsi invalidi - che
riceverebbero le prestazioni senza averne diritto. Questa divenne la
spiegazione dominante.
La maggior parte dei media la fece propria e le inchieste aumentarono. Il falso
invalido venne raffigurato come un adulto che finge una condizione di
disabilità e - anche se l'espansione della spesa è dovuta, principalmente,
all'invecchiamento della popolazione - la terza età non fu associata agli
abusi. Così prese forma l'assunto alla base della vicenda: "crescita della
spesa = adulti che si fingono disabili = un problema di frodi".
Le badanti degli ultra80enni
L'incremento della spesa per l'invalidità si suddivide tra 681 milioni di euro
per le pensioni e 5.487 milioni per l'indennità di accompagnamento. A trainarlo
è stata l'impennata dell'utenza anziana dell'indennità: le persone con almeno
65 anni che la ricevono sono passate dal 6% del totale (2002) al 9,5% (2009).
Inoltre, oggi tre beneficiari dell'accompagnamento su quattro sono anziani e la
metà ha almeno 80 anni.
Lo scorso decennio ha visto in Italia l'impetuosa diffusione delle badanti.
Davanti alle sempre più pressanti esigenze di assistenza agli anziani e alla
scarsità di servizi pubblici, a loro si sono rivolte tante famiglie. Queste
ultime hanno cercato un contributo economico pubblico che potesse aiutarle a
remunerare le badanti e l'hanno trovato nell'indennità, senza la quale per
molte famiglie sarebbe stato difficile - o impossibile - pagarle.
L'invecchiamento della popolazione e l'espansione delle badanti costituiscono
le principali cause del boom della spesa per l'invalidità civile ma tali
fenomeni non sono stati presi in considerazione dai decisori.
A
motivare l'aumento della spesa sono anche alcune peculiarità dell'indennità di
accompagnamento. L'accertamento dei requisiti per riceverla si basa su criteri
generici e non standardizzati; l'Italia è l'unico Paese europeo dove lo Stato
eroga questa prestazione senza definire con precisione chi ne abbia diritto e a
quali condizioni. Il margine di discrezionalità esistente nell'assegnarla ha
consentito di allargarne l'utenza nel rispetto delle regole formali. I dati
mostrano che in alcune aree il ricorso alla misura è superiore al necessario
ma, sovente, la genericità dei criteri di accesso rende impossibile per lo
Stato provare che una persona la riceva impropriamente. Da tempo, sono sul
tappeto proposte per introdurre strumenti di accertamento delle condizioni di
chi la richiede.
Inoltre, l'accompagnamento è diffuso nel Mezzogiorno, in parte a causa di tassi
di disabilità superiori alla media nazionale (la diffusione di questa
condizione è sempre inversamente legata al livello di sviluppo economico e
d'istruzione) e in parte perché utilizzato impropriamente, quale sostegno
economico a famiglie in difficoltà. Anche qui esistono proposte per
responsabilizzare le Regioni meridionali nella concessione dell'indennità.
Per via di queste, e altre criticità l'accompagnamento non sostiene
adeguatamente chi ne ha bisogno e può essere ricevuto da alcuni che non ne
avrebbero necessità. Ma il precedente Esecutivo non se ne è interessato e -
fedele alla teoria che l'unica ragione della maggior spesa sono gli abusi - si
è dedicato solo agli 800mila controlli da compiere nel periodo 2009-2012. Non
si è neppure occupato di migliorare il welfare pubblico rivolto a chi vive
questa condizione, dove robusti tagli ai già esili servizi hanno affiancato
l'assenza di qualsiasi progettualità. Eppure il welfare presenta - lo dicono
tutti gli studi - notevoli lacune e una capacità di risposta ai bisogni delle
persone interessate, perlopiù, bassa.
La costruzione del falso invalido
L'assunto "crescita della spesa per l'invalidità = adulti che si fingono
disabili = un problema di frodi" è errato ma rimane dominante
nell'opinione pubblica. Perché? Un motivo riguarda la comunicazione politica.
Sino all'estate, Tremonti, Sacconi e alcuni loro colleghi di Governo hanno
utilizzato la propria visibilità per riproporre la loro posizione. Numerosi
altri esponenti del mondo politico e istituzionale, come il presidente
dell'Inps Antonio Mastropasqua e i capigruppo alla Camera di Lega, Marco Reguzzoni,
e Idv, Massimo Donadi, sono ripetutamente intervenuti a sostegno di questa
versione dei fatti. In settembre sono stati resi noti i dati ufficiali che
certificano il fallimento della lotta ai falsi invalidi ma su questi le stesse
personalità non hanno ritenuto di dover fornire spiegazioni.
Nel frattempo la massiccia copertura mediatica della disabilità focalizzata
solo sulle frodi, con immagini di sicuro impatto come il cieco che guida e
l'invalido che gioca a pallone (casi gravi ma rientranti nel 4% individuato dai
controlli) ha prodotto una percezione distorta della realtà nell'opinione
pubblica, diffondendo l'impressione di un dilagare degli abusi.
Per chi sostiene una posizione differente l'accesso ai media rimane proibitivo.
Le associazioni delle persone con disabilità, in particolare, hanno mostrato
quale sia la verità sui controlli ma la loro voce è rimasta confinata tra gli
addetti ai lavori senza trovare eco sui mezzi di comunicazione generalisti.
Inverno 2011-2012: il danno è fatto
La lotta ai falsi invalidi non lascerà risultati degni di nota in termini
concreti bensì sul piano culturale. Se è vero che nell'ultimo biennio politica
e mezzi di comunicazione si sono occupati di disabilità come mai prima, le
conseguenze di una così intensa - ma, purtroppo, distorta - attenzione
rimarranno nel tempo. Sebbene la crescita della spesa per invalidità sia
dovuta, principalmente, all'invecchiamento il falso invalido è stato
rappresentato come un disabile adulto, forse perché denigrare gli anziani viene
ritenuto politicamente più sconveniente. Il mondo della disabilità è stato
dipinto come poco chiaro e contraddistinto da abusi, trasmettendo l'idea che il
suo problema non siano le mancanze del welfare - di cui non si parla, come se
non esistessero - ma solo le irregolarità. Nel complesso, si è costruito un
muro di sospetto e diffidenza verso tutto ciò che riguarda tale condizione.
La società italiana mostra, da sempre, un'attenzione verso i diritti delle
persone disabili minore del resto d'Europa. Lo stigma creato nell'ultimo
biennio ha fatto compiere al nostro Paese ulteriori passi indietro: oggi per
queste persone - e per le loro famiglie - veder riconosciuti i propri diritti e
aspirare a un welfare più adeguato è divenuto ancora più difficile. Ecco l'unico,
vero, risultato della lotta ai falsi invalidi: ridurre le aspettative di una
vita migliore per le persone con disabilità.