''Esprimiamo tutta la nostra contrarietà rispetto alla scelta fatta con il nuovo regolamento ISEE di considerare nel computo dei redditi del nucleo familiare anche i trattamenti assistenziali, come le pensioni sociali, le indennità di accompagnamento e quelle di frequenza. E' inaccettabile che si sia scelto di considerare tali provvidenze vere e proprie 'fonti di reddito'. E' la dimostrazione di come oggi le politiche pubbliche rispondano ad esigenze di 'cassa' piuttosto che ai reali bisogni delle persone e dei nuclei familiari, sempre più in difficoltà dal punto di vista dei redditi e dell'accesso ai servizi socio -sanitari pubblici''. A dichiararlo è Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva.
''L'aspetto grave della vicenda consiste nel fatto che tale principio, introdotto nel nostro Ordinamento attraverso la Legge 214/2011 e fortemente contestato dalle Organizzazioni civiche e delle persone con disabilita', sia stato riconfermato inopinatamente nella Legge di stabilita', attraverso la bocciatura degli emendamenti che ne proponevano la abrogazione''.
''A questo punto - conclude Aceti - 'visto che la Legge di Stabilità è ancora in discussione alla Camera dei Deputati, chiediamo formalmente al Governo e al Parlamento di abrogare questa norma. Altrimenti si assuma la responsabilità di spiegare il perché ai cittadini''.
Blog della componente familiare di una Fondazione della Spezia che intende occuparsi delle persone disabili rimaste sole al mondo. Soci sono la Provincia della Spezia, il Comune della Spezia, la Fondazione Cassa di risparmio della Spezia, l'Asl 5 della Liguria e il Comitato dei fondatori formato da un gruppo di familiari di disabili.
sabato 7 dicembre 2013
sabato 19 ottobre 2013
Niente tagli all'accompagnamento
ROMA - Nella legge di stabilità non ci sarà alcun taglio alle indennità di accompagnamento. Ad assicurarlo è il viceministro al Lavoro e Politiche sociali Maria Cecilia Guerra, che a margine di un convegno Caritas - Cnca sulla tratta specifica che il testo del provvedimento non conterrà nessun riferimento al tetto di reddito per l'indennità di accompagnamento per le persone non autosufficienti. "Non c'è - afferma Guerra - nessun taglio legato alla prova dei mezzi, anzi non c'è mai stato: si possono rassicurare le associazioni che in realtà non avevano nessun motivo per allarmarsi". Secondo il viceministro si è trattato infatti "di notizie diffuse solo dai giornali".
Le parole del viceministro Guerra confermano la sensazione che la norma taglia-indennità (che nel testo entrato martedì scorso in Consiglio dei ministri c’era, eccome se c’era) non troverà posto nel documento definitivo che il governo invierà alle Camere per l’esame parlamentare. Il passo indietro era stato ipotizzato già in Consiglio dei ministri, dove – per dirla con il ministro della Pubblica Amministrazione D’Alia – c’era stata “una discussione articolata” sugli effetti del provvedimento. Sulla norma, che verosimilmente era stata preparata dai tecnici del ministero dell’Economia, erano state avanzate già in quella sede varie valutazioni di merito e di opportunità, con la decisione finale di un ulteriore “approfondimento” da svolgersi in questi giorni. Supplemento di analisi nel corso del quale dal ministero del Welfare si è spinto perché la norma venisse esclusa dal testo finale. Missione che, a questo punto, a giudicare dalle parole del viceministro Guerra, ha avuto successo.
(18 ottobre 2013)
Fonte SuperAbile - Inail
giovedì 17 ottobre 2013
"Ma lo sapete cosa costa assistere un disabile?"
“Avere scongiurato i tagli al settore della sanità è sicuramente molto positivo, ma quando leggo che la legge di Stabilità elimina l’indennità di accompagnamento ai pensionati non autosufficienti con reddito di sessantamila euro, mi chiedo chi siano i ricchi in questo Paese per il ministero della Economia”. Lo ha dichiarato Donata Lenzi, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Nella ricerca di fonti di finanziamento – ha proseguito la parlamentare – si colpisce sempre più spesso il ceto medio che paga le tasse. Lo sanno quanto costa l’assistenza ventiquattro ore al giorno e che la malattia cronica impoverisce le famiglie? Quando si paga il 44 per cento del proprio reddito in tasse lo si fa per avere in cambio un welfare che funzioni
. Ci auguriamo che nel corso dell’esame in Parlamento queste norme vengano modificate”.
Non si ferma l'offensiva politica contro i disabili
Il Comunicato che segue è stato diffuso prima che il governo approvasse la legge di stabilità 2014, ma siccome nulla è cambiato fra la bozza e il testo definitivo da mandare alle camere, la presa di posizione della Fish conserva tutta la sua attualità. E' chiaro che qui non c'è in ballo la questione economica ma il principio sul quale si fondava la stessa legge istitutiva dell'indennità di accompagnamento. L'indennità non era vista come un contributo economico, bensì come indennizzo al titolo dell'invalidità. Ora, con questo provvedimento si conficca un cuneo nei gangli della legge aprendo la strada a futuri "aggiustamenti" con l'inconfessato scopo di arrivare un giorno a quello che hanno più volte tentato di fare vari parlamentari, soprattutto di centrodestra, ma anche di centro e di centrosinistra: la cancellazione brutale dell'indennità.
Ecco dunque il comunicato della Federazione superamento handicap:
In queste ore è in fase di stesura definitiva la bozza della Legge di Stabilità 2014, e le prime indiscrezioni fanno trapelare novità assai preoccupanti, per ciò che riguarda le pensioni delle persone con disabilità e i tagli alla sanità. Di seguito pubblichiamo il commento della FISH- Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap.
"Pensavamo di non dover rivedere le brutali ipotesi normative già avanzate da Monti e Tremonti. Invece ritroviamo, nella bozza di legge di Stabilità, la volontà di risparmiare sulle gravi disabilità, comprimendo il diritto all'indennità di accompagnamento. Reagiremo come abbiamo già fatto in passato."
Questo il commento a caldo di Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, dopo la lettura delle prime bozze della legge di Stabilità che prevede l'introduzione di un limite reddituale per la concessione dell'indennità di accompagnamento alle persone disabili gravi che abbiano compiuto i 65 anni di età.
Se il testo diventasse legge, a chi supera un reddito lordo superiore ai 40mila euro (70.000 se coniugato) non verrà più concessa l'indennità di accompagnamento. Chi ne è già titolare non avrà più rivalutazioni.
"Chi ha elaborato quella bozza dimentica che quella provvidenza ha una natura indennitaria, che è l'unico livello essenziale certo riconosciuto alle persone con disabilità. E, ancora una volta, si dimentica che la disabilità è la prima causa di impoverimento. Non si considera che una persona anziana, con grave disabilità, spende gran parte delle sue risorse, spesso intaccando il patrimonio, per garantirsi un'assistenza che lo Stato non offre. Il tutto accade in un Paese che preferisce sospingere le persone non autosufficienti verso il ricovero in istituto, anziché sostenere e favorire la domiciliarità."
"Una attacco grave ad un principio che ci illudevamo fosse condiviso. Quelle stesse persone faranno i conti con ilnuovo ISEE (che a causa della legge Salva Italia di Monti considera un reddito la pensione sociale e di invalidità), con i nuovi tributi, con la probabile introduzione di nuovi ticket, con la compressione dei servizi sociali da parte degli enti locali …"
Una reazione molto contrariata quella di FISH anche di fronte alla previsione di un Fondo per la non autosufficienza inferiore ai 300 milioni e all'incertezza intorno al Fondo per le politiche sociali.
"Giusto ieri Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, confidava in un mondo dove le persone con disabilità possano avere un ruolo ancora più rilevante come parte attiva del cambiamento. Ma i segnali che rileviamo sono di tutt'altra tendenza. Essi conducono verso la dipendenza, la segregazione, la discriminazione. Altro che "parte attiva del cambiamento".
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
www.fishonlus.it
Ecco dunque il comunicato della Federazione superamento handicap:
In queste ore è in fase di stesura definitiva la bozza della Legge di Stabilità 2014, e le prime indiscrezioni fanno trapelare novità assai preoccupanti, per ciò che riguarda le pensioni delle persone con disabilità e i tagli alla sanità. Di seguito pubblichiamo il commento della FISH- Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap.
"Pensavamo di non dover rivedere le brutali ipotesi normative già avanzate da Monti e Tremonti. Invece ritroviamo, nella bozza di legge di Stabilità, la volontà di risparmiare sulle gravi disabilità, comprimendo il diritto all'indennità di accompagnamento. Reagiremo come abbiamo già fatto in passato."
Questo il commento a caldo di Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, dopo la lettura delle prime bozze della legge di Stabilità che prevede l'introduzione di un limite reddituale per la concessione dell'indennità di accompagnamento alle persone disabili gravi che abbiano compiuto i 65 anni di età.
Se il testo diventasse legge, a chi supera un reddito lordo superiore ai 40mila euro (70.000 se coniugato) non verrà più concessa l'indennità di accompagnamento. Chi ne è già titolare non avrà più rivalutazioni.
"Chi ha elaborato quella bozza dimentica che quella provvidenza ha una natura indennitaria, che è l'unico livello essenziale certo riconosciuto alle persone con disabilità. E, ancora una volta, si dimentica che la disabilità è la prima causa di impoverimento. Non si considera che una persona anziana, con grave disabilità, spende gran parte delle sue risorse, spesso intaccando il patrimonio, per garantirsi un'assistenza che lo Stato non offre. Il tutto accade in un Paese che preferisce sospingere le persone non autosufficienti verso il ricovero in istituto, anziché sostenere e favorire la domiciliarità."
"Una attacco grave ad un principio che ci illudevamo fosse condiviso. Quelle stesse persone faranno i conti con ilnuovo ISEE (che a causa della legge Salva Italia di Monti considera un reddito la pensione sociale e di invalidità), con i nuovi tributi, con la probabile introduzione di nuovi ticket, con la compressione dei servizi sociali da parte degli enti locali …"
Una reazione molto contrariata quella di FISH anche di fronte alla previsione di un Fondo per la non autosufficienza inferiore ai 300 milioni e all'incertezza intorno al Fondo per le politiche sociali.
"Giusto ieri Ban Ki-Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, confidava in un mondo dove le persone con disabilità possano avere un ruolo ancora più rilevante come parte attiva del cambiamento. Ma i segnali che rileviamo sono di tutt'altra tendenza. Essi conducono verso la dipendenza, la segregazione, la discriminazione. Altro che "parte attiva del cambiamento".
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap
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mercoledì 31 luglio 2013
Disabili in piazza contro il nuovo Isee
superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Superabilex/News/info-125217782.html
mercoledì 24 luglio 2013
Invalidi del lavoro in rivolta contro il nuovo Isee
"Non possiamo
accettare che si combatta l'evasione fiscale penalizzando chi percepisce
trattamenti indennitari". Così il presidente provinciale dell'Anmil
(associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro), Cesare Biasiol
reagisce alla lettura del testo dello schema di decreto del capo del governo
Enrico Letta e in particolare alla parte relativa alla riforma dell'Isee
(Indicatore della situazione economica equivalente), strumento necessario per
potere accedere a taluni servizi erogati dagli enti locali.
Questo provvedimento, sul
quale dovranno a breve pronunciarsi le competenti commissioni di Camera e
Senato, preoccupa fortemente l'Anmil in quanto include nel calcolo del reddito
rilevante ai fini Isee anche tutti i trattamenti assistenziali, previdenziali e
indennitari (come le prestazioni economiche erogate dall'Inail agli invalidi
del lavoro e a coloro che hanno contratto malattie professionali) che non
possono e non devono rientrare nel calcolo dell'Isee proprio per la loro natura
prettamente "risarcitoria".
"In pratica - sottolinea Biasiol - non si vuole comprendere che questa formulazione del nuovo Isee impone ai lavoratori assicurati dagli imprenditori all'Inail di computare nel calcolo Isee anche la rendita percepita a titolo indennitario per un danno permanente riportato per un incidente causato dall'attività lavorativa come se fosse un reddito. Peraltro, come associazione di categoria più volte siamo stati rassicurati sul fatto che la riforma dell'Isee non sarebbe stata usata per operare tagli alla spesa sociale, mentre ora si profila un danno che offende anche nella dignità quei lavoratori che non si sono visti tutelare la propria salute nei luoghi di lavoro e sono rimasti invalidi".
"Dunque ‒ aggiunge il presidente dell'Anmil spezzina ‒ chiediamo al ministro del lavoro Giovannini e al ministro dell'economia e delle finanze Saccomanni di non mettere ulteriormente in ginocchio categorie svantaggiate che già pagano tutto il possibile e rappresentano la vera forza del nostro paese, di cui più spesso ci si dimentica, salvo farle ritornare alla ribalta delle cronache quando notizie 'scandalistiche' scovano tra cinque milioni di persone con disabilità quello 0,02% di 'falsi invalidi' che tanto peso riesce ad avere nell'immaginario dell'opinione pubblica additati come corresponsabili del disastro economico nazionale, mentre non vengono chiesti sacrifici a coloro che sono realmente benestanti".
"Il nostro obiettivo ‒ conclude Biasiol ‒ resta quello di ottenere la chiara e definitiva esclusione delle prestazioni economiche Inail aventi natura risarcitoria, dal reddito rilevante ai fini Isee: un atto dovuto alle migliaia di persone che affrontano quotidianamente situazioni difficili non ulteriormente penalizzabili e questo è quanto abbiamo chiesto ai componenti delle commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato che dovranno esprimere il loro parere sul provvedimento entro la fine del mese".
"In pratica - sottolinea Biasiol - non si vuole comprendere che questa formulazione del nuovo Isee impone ai lavoratori assicurati dagli imprenditori all'Inail di computare nel calcolo Isee anche la rendita percepita a titolo indennitario per un danno permanente riportato per un incidente causato dall'attività lavorativa come se fosse un reddito. Peraltro, come associazione di categoria più volte siamo stati rassicurati sul fatto che la riforma dell'Isee non sarebbe stata usata per operare tagli alla spesa sociale, mentre ora si profila un danno che offende anche nella dignità quei lavoratori che non si sono visti tutelare la propria salute nei luoghi di lavoro e sono rimasti invalidi".
"Dunque ‒ aggiunge il presidente dell'Anmil spezzina ‒ chiediamo al ministro del lavoro Giovannini e al ministro dell'economia e delle finanze Saccomanni di non mettere ulteriormente in ginocchio categorie svantaggiate che già pagano tutto il possibile e rappresentano la vera forza del nostro paese, di cui più spesso ci si dimentica, salvo farle ritornare alla ribalta delle cronache quando notizie 'scandalistiche' scovano tra cinque milioni di persone con disabilità quello 0,02% di 'falsi invalidi' che tanto peso riesce ad avere nell'immaginario dell'opinione pubblica additati come corresponsabili del disastro economico nazionale, mentre non vengono chiesti sacrifici a coloro che sono realmente benestanti".
"Il nostro obiettivo ‒ conclude Biasiol ‒ resta quello di ottenere la chiara e definitiva esclusione delle prestazioni economiche Inail aventi natura risarcitoria, dal reddito rilevante ai fini Isee: un atto dovuto alle migliaia di persone che affrontano quotidianamente situazioni difficili non ulteriormente penalizzabili e questo è quanto abbiamo chiesto ai componenti delle commissioni parlamentari competenti di Camera e Senato che dovranno esprimere il loro parere sul provvedimento entro la fine del mese".
Nella foto: Cesare Biasiol insieme al sindaco della Spezia Massimo Federici.
mercoledì 3 luglio 2013
E per i disabili si sta preparando il ghetto
Michele Lastilla
(dalla pagina Facebook Disabili in lotta: dalla delega all’azione)
Quello che non mi dà pace è il pensiero che i disabili non hanno ritenuto
importante fare rete per inserirci in modo alternativo e parallelo alle gradi
lobby. Ho battuto e ribattuto su questo chiodo fino alla nausea di qualcuno.
Ma, ritengo che ora la situazione per noi è tale che solo se decidessimo di
unire le forze fuori dalle lobby, potremmo dire qualcosa di incisivo. Le
federazioni e le associazioni al loro interno si fanno la lotta a danno degli
stessi disabili. Ognuno vuole primeggiare. vecchia prassi, vecchio vizio che ci
ha portato dove siamo. non so quanti di noi condividono l'idea che siamo ormai
al fatto che lo Stato, l'ente locale non intendono svolgere un ruolo pubblico
in materia di diritti e di prestazioni.
Si vuole delegare al privato perché in uno Stato capitalistico, secondo le
pieghe che ha preso da Berlusconi e Monti, la spesa pubblica va ridotta al
lumicino. Per questo e a questo servirà il nuovo Isee che farà finta di
aiutare ma, aiuterà solo chi è poverissimo. Non si tiene conto che la
inclusione di un disabile al lavoro, allo studio, alla vita indipendente, alla
accessibilità, alla mobilità ha costi che la persona non può sopportare. L'Isee
serve solo a escludere, ficchiamocelo in testa. Colpirà anche il tenore di vita
di tutti noi. Tenore di vita che non è certamente quello di manager e ricchi.
Siamo stati rigettati in un angolo della società civile e non avremo più
possibilità di far vedere che i disabili possono produrre, possono fare una
vita attiva. ma senza servizi e prestazioni che con lo stato economico contano
nulla, noi disabili dovremo rinunciare a tutto.
Insomma non possiamo permetterci in queste condizioni di spendere per la
nostra inclusione. Non si arriva più neppure alla fine del mese con uno
stipendio o pensione di lavoro, non ci si può curare più, non si può passare il
tempo libero, non possiamo permetterci il lusso di acquistare ausili
tecnologici per la nostra autonomia. Ma è mai possibile che alla maggioranza
dei disabili ciò non interessi? è mai possibile che si accontentino solo di
trovare in rete notizie per mandarle nei gruppi? e a che pro mandare notizie se
ad esse non si è in grado di reagire? mi sa che si giochi a gara a chi fa lo
scoop giornalistico. quando qualcuno ha dato per primo una notizia e la si fa
cadere nelle tubature del cesso, a cosa serve averla? Perché non si ha il
coraggio di farlo? non si vuol ragionare? si è ormai al fatalismo e alla
rassegnazione? siamo masochisti? battete un colpo serio se ci siete.
Chi non si rassegna a tutto ciò deve rassegnarsi a farsi soffocare per
colpa degli stessi disabili rinunciatari?
mercoledì 12 giugno 2013
Alla Camera la legge sui redditi dei disabili
Il 20 maggio scorso la FISH ha chiesto formalmente alla presidente della Camera, Laura Boldrini, e a molti Parlamentari di procedere rapidamente all’assegnazione e alla calendarizzazione della proposta di legge n. 538 presentata alla Camera nel marzo scorso.
L’intento della proposta (prima firmataria Margherita Miotto) è raggiungere una interpretazione autentica e una definizione della querelle che riguarda migliaia di pensioni di invalidità.
Come la FISH annota, a causa del sovrapporsi scoordinato di successive normative in materia di provvidenze assistenziali, e a conseguenti interpretazioni contraddittorie di Cassazione (2011 e 2013), chi eroga la pensione (270 euro) agli invalidi civili, e cioè INPS, ha stabilito di non considerare più solo il reddito personale dell’interessato, ma anche quello del coniuge creando assurde e inaccettabili disparità di trattamento. La disposizione era contenuta in una Circolare di fine 2012. Questa decisione, assunta non in forza di una norma del Parlamento, è stata opportunamente, ma solo temporaneamente, sospesa dal Ministero del Lavoro nel gennaio scorso, in attesa di istruttoria il cui esito è incerto.
Notizia di queste ore: la proposta di legge che dovrebbe risolvere in Parlamento, e non già nelle aule di tribunale, la questione è stata formalmente assegnata alla XII Commissione Affari sociali.
“Un primo importante risultato è stato raggiunto – plaude Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Ora è necessario che la discussione inizi quanto prima e proceda celermente. Questo dipende dalla volontà dei componenti della Commissione che non mancheremo di sensibilizzare nuovamente. Confidiamo che sia il segnale di un intento di attenzione più ampia alla disabilità”.
La FISH seguirà, quindi, molto da vicino l’iter dandone conto fino all’esito finale che ci si augura rapido e positivo.
6 giugno 2013
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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lunedì 3 giugno 2013
Pronto il piano sociale della Regione Liguria
La Regione Liguria ha messo a punto il piano sociale integrato a valere per il prossimo triennio.
Il documento è stato presentato oggi al Teatro della Gioventu' di Genova dall'assessore alle politiche sociali, Lorena Rambaudi insieme ai colleghi della sanità, Claudio Montaldo e del bilancio e formazione, Pippo Rossetti ad una platea di esperti e addetti ai lavori. "Obiettivo del piano – ha spiegato l'assessore Rambaudi – migliorare l'integrazione tra sociale sanitario, attraverso un sistema informativo integrato, la tutela dei minori e le politiche per la non autosufficienza". Al centro del piano sociale la cosiddetta "dota di cura", un sistema per ricomporre sulla persona disabile o sulla famiglia le varie prestazioni dei differenti servizi, mettendo insieme risorse di più enti, con al centro il progetto individuale del singolo". "Si tratta di una nuova modalità di lavoro – ha continuato Rambaudi - che è già stata attivata per i pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica e che sarà sperimentata anche per le gravi disabilità. L'dea e mettere insieme risorse economiche e servizi per assicurare ad anziani e a disabili gravi un insieme di interventi e un riferimento economico che consente di tenere il più possibile a casa la persona".
Per ogni persona affetta da disabilità verranno stabilite quote capitarie e sistemi di premialità per i Comuni che investono di più e che chiedono anche la compartecipazione alla spesa, per creare condizioni più omogenee su tutto il territorio regionale.
"Il piano ha anche l'obiettivo – ha aggiunto Rossetti – di favorire la continuità tra le diverse professioni sociali e promuovere un sistema formativo connesso con i bisogni occupazionali, contrastando anche il precariato e il lavoro sommerso".
Chissà perché, quanto sentono certi paroloni, certe belle frasi ad effetto, che poi si concludono con la formuletta COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA, le famiglie dei disabili cominciano a sentire puzza di bruciato.
Il documento è stato presentato oggi al Teatro della Gioventu' di Genova dall'assessore alle politiche sociali, Lorena Rambaudi insieme ai colleghi della sanità, Claudio Montaldo e del bilancio e formazione, Pippo Rossetti ad una platea di esperti e addetti ai lavori. "Obiettivo del piano – ha spiegato l'assessore Rambaudi – migliorare l'integrazione tra sociale sanitario, attraverso un sistema informativo integrato, la tutela dei minori e le politiche per la non autosufficienza". Al centro del piano sociale la cosiddetta "dota di cura", un sistema per ricomporre sulla persona disabile o sulla famiglia le varie prestazioni dei differenti servizi, mettendo insieme risorse di più enti, con al centro il progetto individuale del singolo". "Si tratta di una nuova modalità di lavoro – ha continuato Rambaudi - che è già stata attivata per i pazienti affetti da sclerosi laterale amiotrofica e che sarà sperimentata anche per le gravi disabilità. L'dea e mettere insieme risorse economiche e servizi per assicurare ad anziani e a disabili gravi un insieme di interventi e un riferimento economico che consente di tenere il più possibile a casa la persona".
Per ogni persona affetta da disabilità verranno stabilite quote capitarie e sistemi di premialità per i Comuni che investono di più e che chiedono anche la compartecipazione alla spesa, per creare condizioni più omogenee su tutto il territorio regionale.
"Il piano ha anche l'obiettivo – ha aggiunto Rossetti – di favorire la continuità tra le diverse professioni sociali e promuovere un sistema formativo connesso con i bisogni occupazionali, contrastando anche il precariato e il lavoro sommerso".
Chissà perché, quanto sentono certi paroloni, certe belle frasi ad effetto, che poi si concludono con la formuletta COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA, le famiglie dei disabili cominciano a sentire puzza di bruciato.
giovedì 2 maggio 2013
Disabili stranieri, stessi diritti degli italiani
La Corte Costituzionale ha sentenziato che le prestazioni
assistenziali vanno garantite anche senza carta di soggiorno di lungo periodo
Per saperne di più clicca qui sotto
www.corriere.it/salute/disabilita/13_maggio_01/disabili-stranieri-discriminazione_06c22fe0-ae85-11e2-b304-d44855913916.shtml
domenica 28 aprile 2013
Parte l'Osservatorio sulla disabilità
Fare doppio clic sul link e cliccare di nuovo sul link sotto
http://www.superando.it/2010/12/06/e-arrivata-lora-dellosservatorio/
http://www.superando.it/2010/12/06/e-arrivata-lora-dellosservatorio/
martedì 2 aprile 2013
Proposta del Pd per l'assistenza ai disabili
Articolo pubblicato da quotidianosanita.it del 3 aprile 2013
Non autosufficienza.
L’attualità della “via tedesca”
E' forse il modello vincente, da
coniugare con la nostra realtà. Non è più rinviabile un patto di solidarietà
tra generazioni. In un quadro di “federalismo solidale”. Tre livelli di
indennità: 500, 900, 1200 euro, per un mix di prestazioni differenziate sulla
base di gravità e dipendenza. Ecco come (cliccare sul link)
domenica 31 marzo 2013
lunedì 25 marzo 2013
Disabili ancora sotto attacco
Dal sito disabili.com:
La questione sui limiti reddituali da applicare per la pensione agli invalidi civili è stata al centro di un dibattito che torna a infuocarsi. L'occasione è la nuova Sentenza (la numero 7320 del 22 marzo 2013, Sezione lavoro) che la Corte di Cassazioneha emesso a questo proposito, ribadendo come, per quanto riguarda l'invalido totale, il reddito a cui fare riferimento non è solo quello individuale, ma deve essere sommato a quello del coniuge, in caso di persona coniugata.
NON HA VALORE DI LEGGE - Vale la pena sottolineare che questa sentenza riguarda solo il caso di specie(il ricorso di una donna romana), quindi NON HA VALORE DI LEGGE né si tratta di disposizione amministrativa che interessi la totalità degli invalidi che percepiscano pensioni o assegni di invalidità. Premesso ciò, la sentenza non depone favorevolmente sulla questione dei redditi da considerarsi per l'erogazione delle provvigioni, considerando che l'argomento necessita comunque di una ridefinizione.
LA CIRCOLARE INPS N.149/2012 - I timori erano nati con la Circolare INPS n.149/2012 che annunciava come per i soli invalidi civili al 100% titolari di pensione di invalidità, dal 2013 nel calcolo del reddito si sarebbe introdotto anche quello del coniuge. Questo significa che un invalido totale avrebbe perso il diritto alla pensione (275,87 euro al mese), qualora il reddito suo più quello della moglie o del marito avesse superato i 16.127,30 euro.
La decisione dell'Inps aveva immediatamente fatto scattare una dura reazione sia dalle parti sindacali che associazionistiche, anche in considerazione del fatto che la decisione si basava non su un dettato di legge, ma su una Sentenza della Corte di Cassazione (la numero 4677).
IL RITIRO DELLA CIRCOLARE - Un paio di settimane dopo la sua introduzione, è seguito quindi il ritiro della Circolare da parte dell'Inps, che con una successiva circolare affermava: In attesa della preannunziata nota ministeriale a chiarimento della complessa materia dei limiti reddituali delle pensioni di inabilità civile ed in considerazione di una interpretazione costituzionalmente orientata degli artt. 12 e 13 della legge n. 118/1971, si ritiene di non modificare l'orientamento amministrativo assunto a suo tempo dal Ministero dell'Interno (circ. Ministero dell'Interno n. 5 del 20.6.1980) e successivamente confermato nel tempo da questo Istituto all'atto del subentro nella funzione di erogazione delle provvidenze economiche per le minorazioni civili.
Pertanto, sia nella liquidazione dell'assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell'invalido.
POSSIBILI SCENARI - Ora, la nuova sentenza della Corte di Cassazione ribadisce quanto affermato proprio in quella precedente, la n. 4677 del 25 febbraio 2011, che era stata la base della circolare Inps. Su quello che potrebbe accadere ora, fa una analisi il sito Handylex il quale, premettendo appunto il carattere NON NORMATIVO di questa sentenza, che, lo ricordiamo, ha valore solo per il caso specifico, vede come "plausibile l'ipotesi di applicazione dell'ISEE anziché del mero reddito imponibile IRPEF come attualmente previsto. Ma va anche detto che una siffatta ipotesi avrebbe necessità di un "passaggio" alle Camere". La strada politica e legislativa attraverso il Paralmento è comunque quella chiaramente auspicata. Su questo Handylex: "In tal senso ricordiamo che, nella precedente legislatura, era stata depositata una specifica Proposta di Legge (Atti della Camera, 4231, prima firmataria Onorevole Miotto) con l'intento di sanare definitivamente l'intera questione, fornendo l'interpretazione autentica della norma originaria (in verità piuttosto farraginosa). La Proposta, assegnata nel 2011 alla XII Commissione Affari Sociali, purtroppo, non è mai stata calendarizzata né, quindi, posta in discussione".
LA REAZIONE DEI SINDACATI - Sulla sentenza si registrano anche le prime reazioni sindacali. Così Nina Daita, responsabile dell'Ufficio Politiche per la disabilità della CGIL Nazionale: "Una sentenza, che sia detto nel massimo rispetto dell'Alta corte, non condividiamo assolutamente. E' il Parlamento adesso che deve fare chiarezza, determinando una vera giustizia sociale nei confronti dei più poveri e dei più deboli, come lo sono gli invalidi". La dirigente sindacale ricorda come "la sentenza di oggi non fa legge e, in ogni caso, occorre che il Parlamento faccia presto chiarezza perché l'invalidità in quanto tale è un fattore individuale e non certo familiare". Per Daita"pensare di colpire così i più deboli non può appartenere a uno stato che pretenda di essere equo e governato dal semplice buon senso".
"Il reddito da conteggiare", sottolinea ancora la sindacalista, "deve essere quello individuale perché l'invalidità stessa è individuale. Prendendo come riferimento invece il reddito familiare non si fa altro che colpire la parte più debole e indifesa del Paese, introducendo per paradosso gravi discriminazione tra gli stessi invalidi. Basta pensare che due persone con una stessa invalidità possono o meno percepire l'assegno se siano sposati o meno. Un fatto inconcepibile. L'assegno deve legato all'invalidità e anche ad un reddito ma quest'ultimo di certo non può essere un discrimine". La CGIL in ogni caso, conclude Daita, "si farà garante e lotterà con tutte le sue forze contro questa sentenza che riduce i diritti di cittadinanza".PER LA FISH E' UN "PASTICCIO" - “Riteniamo che questo ‘pasticcio’ debba essere sanato politicamente dalle Camere, che il Parlamento debba riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta di una normativa farraginosa.” Questo il richiamo diPietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che approfitta per ricordare che nella precedente legislatura era stata depositata una precisa Proposta di Legge (Atti della Camera, 4231) che però non è mai giunta alla discussione.
“Ci appelliamo a tutti i Parlamentari affinché quella Proposta non solo venga ripresentata, ma che sia anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima) è elevatissimo.”
La questione sui limiti reddituali da applicare per la pensione agli invalidi civili è stata al centro di un dibattito che torna a infuocarsi. L'occasione è la nuova Sentenza (la numero 7320 del 22 marzo 2013, Sezione lavoro) che la Corte di Cassazioneha emesso a questo proposito, ribadendo come, per quanto riguarda l'invalido totale, il reddito a cui fare riferimento non è solo quello individuale, ma deve essere sommato a quello del coniuge, in caso di persona coniugata.
NON HA VALORE DI LEGGE - Vale la pena sottolineare che questa sentenza riguarda solo il caso di specie(il ricorso di una donna romana), quindi NON HA VALORE DI LEGGE né si tratta di disposizione amministrativa che interessi la totalità degli invalidi che percepiscano pensioni o assegni di invalidità. Premesso ciò, la sentenza non depone favorevolmente sulla questione dei redditi da considerarsi per l'erogazione delle provvigioni, considerando che l'argomento necessita comunque di una ridefinizione.
LA CIRCOLARE INPS N.149/2012 - I timori erano nati con la Circolare INPS n.149/2012 che annunciava come per i soli invalidi civili al 100% titolari di pensione di invalidità, dal 2013 nel calcolo del reddito si sarebbe introdotto anche quello del coniuge. Questo significa che un invalido totale avrebbe perso il diritto alla pensione (275,87 euro al mese), qualora il reddito suo più quello della moglie o del marito avesse superato i 16.127,30 euro.
La decisione dell'Inps aveva immediatamente fatto scattare una dura reazione sia dalle parti sindacali che associazionistiche, anche in considerazione del fatto che la decisione si basava non su un dettato di legge, ma su una Sentenza della Corte di Cassazione (la numero 4677).
IL RITIRO DELLA CIRCOLARE - Un paio di settimane dopo la sua introduzione, è seguito quindi il ritiro della Circolare da parte dell'Inps, che con una successiva circolare affermava: In attesa della preannunziata nota ministeriale a chiarimento della complessa materia dei limiti reddituali delle pensioni di inabilità civile ed in considerazione di una interpretazione costituzionalmente orientata degli artt. 12 e 13 della legge n. 118/1971, si ritiene di non modificare l'orientamento amministrativo assunto a suo tempo dal Ministero dell'Interno (circ. Ministero dell'Interno n. 5 del 20.6.1980) e successivamente confermato nel tempo da questo Istituto all'atto del subentro nella funzione di erogazione delle provvidenze economiche per le minorazioni civili.
Pertanto, sia nella liquidazione dell'assegno ordinario mensile di invalidità civile parziale, sia per la pensione di inabilità civile si continuerà a far riferimento al reddito personale dell'invalido.
POSSIBILI SCENARI - Ora, la nuova sentenza della Corte di Cassazione ribadisce quanto affermato proprio in quella precedente, la n. 4677 del 25 febbraio 2011, che era stata la base della circolare Inps. Su quello che potrebbe accadere ora, fa una analisi il sito Handylex il quale, premettendo appunto il carattere NON NORMATIVO di questa sentenza, che, lo ricordiamo, ha valore solo per il caso specifico, vede come "plausibile l'ipotesi di applicazione dell'ISEE anziché del mero reddito imponibile IRPEF come attualmente previsto. Ma va anche detto che una siffatta ipotesi avrebbe necessità di un "passaggio" alle Camere". La strada politica e legislativa attraverso il Paralmento è comunque quella chiaramente auspicata. Su questo Handylex: "In tal senso ricordiamo che, nella precedente legislatura, era stata depositata una specifica Proposta di Legge (Atti della Camera, 4231, prima firmataria Onorevole Miotto) con l'intento di sanare definitivamente l'intera questione, fornendo l'interpretazione autentica della norma originaria (in verità piuttosto farraginosa). La Proposta, assegnata nel 2011 alla XII Commissione Affari Sociali, purtroppo, non è mai stata calendarizzata né, quindi, posta in discussione".
LA REAZIONE DEI SINDACATI - Sulla sentenza si registrano anche le prime reazioni sindacali. Così Nina Daita, responsabile dell'Ufficio Politiche per la disabilità della CGIL Nazionale: "Una sentenza, che sia detto nel massimo rispetto dell'Alta corte, non condividiamo assolutamente. E' il Parlamento adesso che deve fare chiarezza, determinando una vera giustizia sociale nei confronti dei più poveri e dei più deboli, come lo sono gli invalidi". La dirigente sindacale ricorda come "la sentenza di oggi non fa legge e, in ogni caso, occorre che il Parlamento faccia presto chiarezza perché l'invalidità in quanto tale è un fattore individuale e non certo familiare". Per Daita"pensare di colpire così i più deboli non può appartenere a uno stato che pretenda di essere equo e governato dal semplice buon senso".
"Il reddito da conteggiare", sottolinea ancora la sindacalista, "deve essere quello individuale perché l'invalidità stessa è individuale. Prendendo come riferimento invece il reddito familiare non si fa altro che colpire la parte più debole e indifesa del Paese, introducendo per paradosso gravi discriminazione tra gli stessi invalidi. Basta pensare che due persone con una stessa invalidità possono o meno percepire l'assegno se siano sposati o meno. Un fatto inconcepibile. L'assegno deve legato all'invalidità e anche ad un reddito ma quest'ultimo di certo non può essere un discrimine". La CGIL in ogni caso, conclude Daita, "si farà garante e lotterà con tutte le sue forze contro questa sentenza che riduce i diritti di cittadinanza".PER LA FISH E' UN "PASTICCIO" - “Riteniamo che questo ‘pasticcio’ debba essere sanato politicamente dalle Camere, che il Parlamento debba riappropriarsi della propria funzione legislativa, intervenendo sulla delicata materia e pronunciando quella che è l’interpretazione esatta di una normativa farraginosa.” Questo il richiamo diPietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, che approfitta per ricordare che nella precedente legislatura era stata depositata una precisa Proposta di Legge (Atti della Camera, 4231) che però non è mai giunta alla discussione.
“Ci appelliamo a tutti i Parlamentari affinché quella Proposta non solo venga ripresentata, ma che sia anche calendarizzata al più presto, discussa e approvata. Il rischio che, in forza di una decisione assunta nelle aule di tribunale, migliaia di persone rimangano prive di protezione (già minima) è elevatissimo.”
sabato 26 gennaio 2013
Lavoro, altra mazzata sulla disabilità
Il Ministero del Lavoro ha dunque licenziato la bozza di decreto che dovrebbe rivedere le disposizioni sui cosiddetti esoneri parziali per le aziende obbligate all’assunzione dei lavoratori con disabilità.
Quella dell’esonero parziale è un’opportunità ammessa dalla Legge 68/1999, in casi eccezionali e che consente alle aziende, in particolari situazioni, di essere parzialmente sollevate dagli obblighi di assunzione, a fronte di versamenti onerosi nemmeno troppo gravosi.
Purtroppo, negli anni, per questa opportunità le maglie sono state sempre più larghe, nonostante le reiterate proteste delle associazioni e del sindacato.
Dal nuovo decreto ci si attendeva che vi fosse un deciso intervento restrittivo e di buon senso per restituire posti di lavoro e un impiego dignitoso a migliaia di persone con disabilità.
Purtroppo il testo del decreto che verrà sottoposto il 24 gennaio alla Conferenza Stato Regioni tradisce ampiamente queste aspettative.
“Il testo del decreto allarga ancora le maglie degli esoneri parziali, consente nuove e più ampie scappatoie, beffando le aspettative delle migliaia di persone con disabilità escluse dal mondo del lavoro”. Così, molto duramente, commenta Pietro Barbieri, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, dopo la lettura del decreto.
“Chiediamo alla Conferenza Stato Regioni, chiamata ad esprimere un parere vincolante sullo schema di decreto, di respingere il documento e di chiederne una nuova e più garantista stesura. Anche alle Regioni conviene contare su Cittadini inclusi al lavoro, anziché persone discriminate da affidare ai servizi sociali per interventi tristemente riparatori”.
martedì 15 gennaio 2013
Ennesima tragedia della disperazione
«Quando io sarò morto –
ha detto di aver pensato – cosa ne sarà di mia figlia e di mia moglie?».
Con questa angoscia nel cuore –
comune a tantissime famiglie che vivono il dramma della disabilità –
un pensionato di Cavour (provincia di Torino),
Franco Pons, un fabbro di 67 anni, ha ucciso questa notte la moglie e la figlia
disabile, e si è poi costituito ai carabinieri. Pons era ossessionato dall’idea
di lasciare sola la figlia; non sopportava l’idea che potesse essere rinchiusa
in un istituto, e per questo era caduto preda di una grave forma di
depressione. “Uscivano sempre insieme, erano sempre insieme”, ha commentato un
vicino.
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