mercoledì 28 dicembre 2011

Emilia, un mito nella polvere


E dire che Bologna e l'Emilia Romagna erano un tempo indicate come modelli di una società civile e solidale.

Da Superando:
Sembra proprio che le Istituzioni dell'Emilia Romagna e di Bologna non abbiano compreso per nulla l'importanza del flash mob di protesta promosso alla fine di ottobre dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie e che su tanta partecipazione ha potuto contare! [del flash mob si legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]Recentemente, infatti, la Regione ha inviato alle associazioni per la tutela delle persone con disabilità e alla Consulta per il Superamento dell'Handicap la nuova bozza di delibera, riguardante la compartecipazione degli utenti al costo dei servizi socio-riabilitativi e in essa si ritrova l'ingiusta applicazione dell'articolo 49 della legge regionale attuata nel dicembre 2009 a danno delle persone con disabilità [il riferimento è alla Legge Regionale dell'Emilia Romagna 24/09, "Art. 49. Modifiche alla legge regionale n. 2 del 2003 e norme su altri servizi con concorso economico regionale", N.d.R.].
Nonostante dunque siano stati impiegati tempo, dibattiti, riunioni e proteste pubbliche per arrivare a una soluzione di equità contributiva delle persone disabili per i servizi di assistenza, i responsabili politici e i loro funzionari non sentono il dovere di rispettare un diritto sancito da una legge nazionale ordinaria [Decreto Legislativo 130/00, N.d.R.] e dalla stessa Costituzione.
Per questo Gabriella D'Abbiero, presidente dell'ANFFAS di Bologna (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o relazionale), ha scritto una lettera aperta al Presidente della Regione, agli Assessori Regionali alla Sanità e al Sociale e a tutti i membri del Consiglio Comunale di Bologna, per protestare contro questa ingiusta «proposta della Regione di un aumento dell'esborso economico molto maggiore rispetto al passato, addossato alla famiglia senza riconoscere i gravosi impegni personali di assistenza e cura di un figlio con disabilità grave e quelli economici che una famiglia deve sostenere nell'arco della vita intera. Dunque non solo il mancato rispetto di una legge dello Stato [il citato Decreto Legislativo 130/00, N.d.R.] e la prevaricazione, in nome di cavilli legali smentiti dalla nostra stessa Costituzione, ma anche la beffa di un aumento vergognoso della contribuzione, speculando su una pensione di invalidità di 256 euro al mese e di un'indennità di accompagnamento che Sentenze del Consiglio di Stato dichiarano intoccabili, in quanto necessarie all'assistenza quotidiana della persona disabile grave».

D'Abbiero si chiede poi se siano queste la giustizia e l'equità sociale tanto sbandierate dai politici in questione, visto il risultato, «dopo anni e anni nei quali l'ANFFAS di Bologna ha tentato attraverso incontri e confronti di evidenziare le ragioni per cui ha ritenuto, nei riguardi della compartecipazione ai servizi, di sostenere e tutelare i diritti della persona con disabilità e della famiglia, come sancito dal Decreto Legislativo 130/00, dalla Costituzione e dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità [dal 2009 Legge dello Stato 18/09, N.d.R.]».
In particolare quello che rivendica l'ANFFAS di Bologna nel suo messaggio è «la differenziazione fra la persona con disabilità grave e l'anziano che diventa non autosufficiente: la persona con disabilità, infatti, è a totale carico della famiglia e incapace di produrre reddito dalla nascita fino alla morte. La necessità, inoltre, di fare riferimento, per la frequenza ai centri diurni, al reddito del solo utente, escluse la pensione di invalidità e l'indennità di accompagnamento: con quali mezzi economici può vivere infatti una persona disabile che ha bisogni oltremodo maggiori rispetto a una persona normale e che necessita di assistenza continua? Se non vi è reddito, non si può richiedere alcuna contribuzione. Fermo restando, infine, il riferimento al reddito individuale, per quanto concerne l'inserimento nelle strutture residenziali, l'indennità di accompagnamento (vista la finalità della stessa) "accompagna" appunto l'utente, mentre la pensione deve restare nella sua disponibilità per le necessità personali. Inoltre, l'eventuale compartecipazione deve riguardare il pasto e il trasporto e non il costo del servizio che, come sancito dai Lea [Livelli Essenziali di Assistenza, N.d.R.], spetta all'Ente Pubblico».

Alla luce pertanto delle considerazioni espresse dall'ANFFAS di Bologna e sostenute da tutta la Consulta per il Superamento dell'Handicap, la domanda sorge spontanea: potranno ancora le nostre Istituzioni procedere, calpestando i diritti di centinaia di Cittadini bolognesi?