martedì 19 aprile 2011

A volte ritornano. E ci riprovano

Da un già autorevole direttore di giornali, ma soprattutto da un senatore della repubblica, mi sarei aspettato un’analisi ben più profonda del problema della disabilità.
Il senatore Giuliano Cazzola (“La voragine degli invalidi”, La Nazione del 19 aprile) riduce tutto a una questione di reddito familiare. Riferendosi all’indennità di accompagnamento lascia intendere infatti che per lui non dovrebbe contare la condizione della famiglia disabile (perché occorre prendere finalmente atto che una famiglia con un disabile nel suo seno è a sua volta una famiglia disabile), ma solo il suo reddito.
Il senatore lancia insomma un messaggio devastante, un’idea che peraltro da parecchio ronza in testa ad esponenti del centrodestra che ogni tanto la rispolverano sotto forma di emendamenti vari: se la famiglia del disabile è benestante, il disabile non deve avere diritto all’indennità. A costoro non interessa, o magari non ci pensano, mettiamola così, che nella quasi totalità dei casi quei 460 euro mensili costituiscono l’unica entrata che consenta a un disabile grave o gravissimo, però in grado di capire  la sua realtà, di sentirsi almeno un po’ indipendente dalla famiglia sotto il profilo economico. No, a loro interessa soltanto “la voragine degli invalidi”.
Ma perché non  prova il senatore Cazzola a chiedere quanti padri o quante madri, siano o no benestanti, ogni anno uccidono i propri cari disabili, e si tolgono a loro volta la vita, non per una questione di soldi, bensì perché “non ce la fanno fa più”? Perché sono del tutto ignorati dallo Stato e dalla politica?
Vada a rileggersi, il senatore Cazzola, i programmi elettorali presentati da centrodestra e centrosinistra negli ultimi vent’anni: si accorgerà che il tema della disabilità è liquidato in tre o quattro righe di belle parole, con il copia e incolla.
Un senatore poi dovrebbe sempre dire la verità. Dovrebbe per esempio confessare che fino a quando l’accertamento dei requisiti per la concessione dell’indennità di accompagnamento  era demandato allo Stato (magari mediante commissioni mediche militari) i beneficiati erano cento, mentre  da quando nel 2003 quel compito è stato demandato alle Regioni (cioè ai partiti) essi sono diventati mille. Non sente in tutto questo, caro senatore, un gran tanfo di sistema clientelare, di voti discambio, di sporche corrutele politiche?
Un caso emblematico si è verificato proprio ieri. Tutti i giornali hanno dato notizia dell’arresto di un cieco totale che guidava benissimo l’auto, ma nulla si è detto sui medici che ne hanno certificato la cecità assoluta. Come mai?
Bisogna rassegnarsi, le cose nel nostro allegro Paese vanno così, e credo che al senatore Cazzola non sia sfuggito lo scherzetto combinatogli proprio dal giornale del quale è stato direttore: accanto al suo commento (“La voragine degli invalidi”) campeggiava infatti un titolo a tutta pagina: “Parmalat, assolte le banche”; e, sotto, la foto degli avvocati degli “assolti” che se la ridevano a crepapelle.  Loro sì che di voragini se ne intendono. E se la ridono!

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